Io e Antonio

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Davanti ad un caffé e un bicchiere di spuma, al termine della spesa nel mercato centrale, sotto casa, io e Antonio, gestore di un banco di generi alimentari, ce ne spariamo di battute divertenti, una vera pantomima.
Le più triviali non si possono raccontare in questo spazio pubblico, ed oggi ne sono nate di tremende, degne del Vernacoliere, ma l’ultima mi ha fatto scompisciare.
Mi raccontava di un suo collega che ha trovato un topo gigante in magazzino, quello che a Livorno chiamiamo tarpone, e discutevamo sul fatto che se fosse lui convertito al buddismo avrebbe trovato difficile ucciderlo. In questo caso il consiglio verteva sull’opportunità di intrappolarlo in una gabbietta e poi di liberarlo in campagna; risultato:
…e quando poi lo vedrai tornare, con le zampette consumate e la lingua penzoloni, lo chiamerai Lassie.

Bene, non è del tutto finito, volevo aspettare per rifinire alcune cose, completarne altre che sono ancora ammmezzate, ma approfitto della circostanza per comunicarvi che tra poco sarò definitivamente trasferito, qui:

 

Graffi(a)ti

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2 thoughts on “Io e Antonio

  1. sì… a me succede con le vespe.. mi dispiace schiacciarle e allora le faccio volare fuori dalla finestra e chiudo i vetri per un po’, ma appena li riapro, ecco la stessa vespa che torna…

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