Felice

E’ felice, di nome e di fatto. Lo è sempre stato, fin da quando era bambino. Per quanto indietro lui riesca ad arrivare sulla linea del ricordi, si scopre sempre con il sorriso in bocca. A frugare nella scatola che contiene le sue vecchie fotografie, si può soltanto trovarne la conferma. Questo, naturalmente, togliendo dal tavolo le inevitabili tragedie che ogni tanto la vita ci rifila. Di certo nessuno l’ha visto sorridere al funerale del padre, tranne in brevi occasioni, quando un amico di vecchia data proponeva il racconto di un qualche aneddoto con lo scopo di evidenziare la bellezza di carattere del defunto. Come si dice?
Non c’è matrimonio senza pianto, né funerale senza riso.

Angela

Angela rientra a casa con la schiena a pezzi. Persino attraversare il ponte dell’Angiolo è una fatica. Rallenta il passo. Man mano che si avvicina al portone, più forte prova il desiderio di fuggire via. O almeno rimandare. Ciò che la piega, più della stanchezza, è la disperazione. Forse non è la parola giusta.
Rassegnazione.
Angela ha bene in mente i rituali da compiere prima di giungere al precario oblio che la attende in camera da letto, quando finalmente potrà distendersi sul materasso e abbandonarsi al sonno inquieto che per poche ore la separerà da un nuovo giorno, fatto di scale da pulire e pianti da reprimere. Non sa più quale sia il suo vero lavoro: se pulire interminabili serie di gradini o cancellare le lacrime che le salgono agli occhi.