Giovanni mi guarda dall’interno di un locale molto illuminato. Il suo sorriso si riflette sulla vetrata prima di raggiungermi, e in qualche modo sembra distorcersi. Ma gli occhi sono amichevoli. Anche il suo amico mi guarda e sorride, mentre scatto la foto. Giovanni è uno dei due, ma adesso non saprei dire quale, e in fondo non ha importanza. Giovanni è un sorriso giovane oltre una parete trasparente, tesa quasi a significare la distanza che ci separa. Ma questa è solo un’illusione, o meglio, il senso di una condanna che non esiste se non nelle nostre menti, le quali si immaginano separate.
I nostri occhi calcolano le distanze, in metri, anni, speranze.