Una volta a casa, con estrema cura, come fossero documenti molto importanti, tirerà fuori dalla cartella un pacco di spaghetti di grano duro, una capocchia d’aglio e una bottiglia da un quarto di litro di olio extra vergine, spremitura a freddo. Nel giaccone sono riposti con cura un paio di peperoncini forniti dal suo ortolano di fiducia, il quale con poca eleganza e fare cospiratorio, infilandogli la piccola busta bianca nella tasca alta, ha detto: ammazzavermi. Poi spingendo con un dito l’ha nascosta agli occhi del mondo, bene in fondo. Giacomo ha sorriso, rispondendo con due brevi pacche sul petto, all’altezza del cuore.
A guardarli sarebbero potuti sembrare la pantomima di due agenti segreti piuttosto in avanti negli anni, e forse per questo quasi insospettabili. Anche il cenno di saluto che si sono scambiati, nel dividersi, poteva ben figurare in un film in bianco e nero.
Anonimo
La prima cosa veramente personale che ha perduto, quando le vicissitudini della vita lo hanno catapultato a vivere per strada, è il cognome.
Senza più una casa, privato dell’automobile, nessun recapito postale e la moglie svanita chissà dove, all’improvviso e nel modo più completo il suo cognome smette di avere un senso e una qualche utilità. Un orpello del passato, per quanto ancora recente. Non gli serve più.
Ci ha pensato a lungo, nei primi giorni, cercando di capire che cosa questo potesse significare per lui. Ma non è mai riuscito ad andare oltre a una vaga sensazione di vuoto stupore.